A non essere stati chiamati per primi tanto vale venir chiamati per ultimi, perché finché c’è discorso c’è giudizio, storia, rivalsa. E allora vada la nera Olona, vada il Seveso – a intrefolarsi, a scolarsi col plasma germinativo nel Redefossus, nel riscavato che vuole ed ottiene l’optimum natante, il minimo di resistenza: che impone l’unto, la fraternità, il limite, l’accettante strutturazione. Vadano, vadano pure. Tanto l’ultimo dei soggetti anche si conserva, per urto biologico primario, per una sua carica narcissica, resistente e propria. Ma meglio ancora, che nel discorrere, che nel tenersi cioè stretta la non-vita si dimostri all’avara meretrice tutto il (suo) meretricio e tutto il (nostro) sopravvivente amore. Lo si dimostri con quel naso a tagliamare che ci si ritrova, e con cui si taglia nell’eccezionalità della propria prosa, non essendo riusciti a tagliare nella mediocrità della propria poesia. Un tagliare che è stato un discernere, il discernere che sembrava impossibile: l’impossibile discernere nelle infinite dissenterie che il fenomenico obbliga a mettere agli atti. E dunque (avendo cristato e tagliato: tagliato e sghignazzato) veder germinare l’invenzione: il mondo inventato e tagliato, a misura di mondo, e di ultimo soggetto. Una gestione personalizzata dei segni. Ma anche e soprattutto l’intimo dissidio del poeta-narratore: la «martellante ricaduta del pensiero sulla clausola tematica».
In questo libro Gadda non cincischia, non si perde, non gira a vuoto – come potrebbe? L’universo è già tutto volto e deciso, predisposto alle sue (sue di Gadda) piĆ¹ azzardate decisioni di soggetto al lavoro sull’opera-disegno perfettibile e poi perfetta. Una teoria di romanzi dà così infine ragione di una fenomenale fattività carceraria, inseguendone di salto energetico in salto energetico, tra linee, bivi, quadri, doppifondi, frecce, ritmi, congiunzioni, rivolte, resurrezioni, il geniale rumorismo di operatore di visioni e di visionarietà.
Federica G. Pedriali, Altre carceri d’invenzione. Studi gaddiani, Ravenna, Longo, 2007, 304pp., ISBN 978-88-8063-563-5.
Federica G. Pedriali è professore associato di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università di Edimburgo. È autore di numerosi saggi sull’Otto-Novecento maggiore, tra cui Cain and other symmetries (the early alternatives) (2007), e La farmacia degli incurabili. Da Collodi a Calvino, 2006 (Premio Nuove Lettere 2005; Premio Selezione Arché 2007; secondo classificato Premio Mario Soldati 2006; menzione speciale Premio Città d’Isernia 2007). Ha curato e co-curato vari volumi, tra cui Montale Readings (2000), A Pocket Gadda Encyclopedia (2002, 2004), Disharmony Established. Festschrift for Gian Carlo Roscioni (2004), Vested Voices II. Creating with Transvestism: from Bertolucci to Boccaccio (2007). Ha fondato e dirige l’Edinburgh Journal of Gadda Studies.
EJGS Review by G. Cannì, EJGS 6/2007
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