Capolavori della multiforme produzione di Carlo Emilio Gadda (1893-1973) sono generalmente considerati La cognizione del dolore, apparsa a puntate in Letteratura tra il 1938 e il 1941 (poi in volume da Einaudi nel 1963 e, con giunte, nel 1970), incompiuta, e il romanesco Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, in parte pubblicato anch’esso a puntate, nella stessa rivista, tra il 1946 e il 1947 (poi in volume da Garzanti nel 1957) e ugualmente incompiuto. Si dimentica spesso, così, il terzo vertice, Eros e Priapo. Da furore a cenere (1967), lo straordinario pamphlet «anti-Mascelluto», e l’intermedia scelta linguistica fiorentina. Fu comunque il Pasticciaccio, un «giallo d’alto lignaggio» (G. Contini), a consacrare tardivamente la fama del grande scrittore e, tuttora, esso pare imporsi come la sua opera più reputata e nota. Per l’autore, invece, era la Cognizione quella destinata a durare; in questa «tragica autobiografia» – ma quasi sempre per Gadda non c’è altro bene e altra fonte autorizzata della scrittura che il vissuto – il protagonista Gonzalo Pirobutirro d’Eltino, un antieroe misantropo, goloso e ipocondriaco, si aggira smarrito nella villa familiare di villeggiatura (una replica di casa Gadda a Longone al Segrino); fa da sfondo un Maradagàl ispirato dai soggiorni argentini dell’ingegnere, ma debitore per più d’un verso alla nostra Brianza. L’ambigua dislocazione e, insieme, la deissi di molti ambienti e arredi familiari permettono all’autore di far riemergere ferite immedicabili, come la morte in guerra del fratello Enrico, di palesare un antico rancore verso il padre, il cui ritratto viene calpestato e ridotto in frantumi da Gonzalo, e soprattutto di narrare un orrore indicibile eppure desiderato: l’assassinio notturno della madre amatissima. Il lettore della Cognizione, che finora aveva dovuto fermarsi alle soglie dell’occultamento e dell’epifania che Gadda vi ha magistralmente intrecciato, proverà qui più di una vertigine. È merito della sensibilità partecipe, per così dire, di Maria Antonietta Terzoli aver fatto reagire certe «fotografie gialle» di famiglia che l’autore compulsò per il romanzo con alcune sue pagine indimenticabili. Forse questo legame acclarato fra testo letterario e documenti privati e d’altra natura intreccerà nuovi e più complessi nodi nei «gliommeri» gaddiani o, forse, ancora di più ne scioglierà. Certo, l’illuminante bottino qui puntualmente raccolto resterà un modello esemplare per i percorsi avvenire entro le iconografie degli autori d’oggi.
Maria Antonietta Terzoli, La casa della Cognizione. Immagini della memoria gaddiana, Milano, Effigie, nuova edizione accresciuta, 2005, 61 pp., ISBN 88-89416-01-7.
Maria Antonietta Terzoli, nata a Como, dopo gli studi universitari a Pavia e a Bologna, ha insegnato nelle Università di Ginevra e Zurigo. Dal 1991 è professore ordinario all’Università di Basilea (Svizzera), dove dirige l’Istituto di Italianistica. Si è occupata – in chiave anche comparatista – di testi letterari tra Cinque e Novecento. Oltre a numerosi saggi in riviste specializzate, ha pubblicato Il libro di Jacopo. Scrittura sacra nell’«Ortis» (Salerno Editrice, 1988), La casa della Cognizione (Effigie, 1993), Le lingue di Gadda (Salerno Editrice, 1995), Poesia travestita (Interlinea, 1999; con Maria Corti), Foscolo (Laterza, 2000), I margini del libro. Indagine teorica e storica sui testi di dedica (Editrice Antenore, 2004), Le prime lettere di Jacopo Ortis. Un giallo editoriale tra politica e censura (Salerno Editrice, 2004). Ha curato inoltre edizioni di Foscolo (Vestigi della storia del sonetto, Salerno Editrice, 1993; Ultime lettere di Jacopo Ortis, Einaudi-Gallimard. 1995), Gadda (Poesie, Garzanti, 1992, e Einaudi, 1993), Ungaretti (Lettere a Giovanni Papini, Mondadori, 1988; Poesie e prose liriche, Mondadori, 1989; Lettere a Giuseppe Prezzolini, Edizioni di Storia e Letteratura, 2000), Dionisotti (Un’Italia tra Svizzera e Inghilterra, Casagrande, 2002), Leopardi (Autobiografie imperfette e Diario d’amore, Cesati, 2004). Dal 2002 dirige un progetto di ricerca del Fondo Nazionale Svizzero per l’allestimento di un archivio elettronico, consultabile on line, delle dediche a stampa nella tradizione italiana.
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