Pocket Gadda Encyclopedia
Edited by Federica G. Pedriali
Gorgonzola
Mauro Bersani
Il gorgonzola, come motivo attraverso il quale si concentra la rappresentazione delle classi popolari, è presente nelle opere di Gadda a partire dalla Meccanica (1929). Ed è subito chiaro che, per Zoraide, non è solo un problema relativo a Gildo, il cui fiato «sentiva di vino e di formaggio. Probabilmente, pensò lei, Gorgonzola: di cui era ghiotto» (RR II 478). Il disgusto fisico e immediato di Zoraide per il suo corteggiatore, attraverso il gorgonzola, si proietta su tutta una tipologia umana e sociale: «Il gorgonzola ghiotto, grasso, piccante, concupiscibile e laudabile per meraviglie verdi del capelvenere suo, biasciato in polta fra morsi avidi e dilaceranti nel pane e sorsate di vino larghe con un gorgoglio tra le carotidi enfie, da quelli che siedono stanchi alla tavola dell’osteria, una farina addosso o una fuligine unta, e han mani dure e grossi baffi stillanti, Zoraide rabbrividiva pensandoci» (RR II 489). Dunque non amerà mai ladruncoli di quart’ordine come Gildo, ma nemmeno muratori («una farina addosso») e operai («una fuligine unta»), gente che fa lavori pesanti e manuali («siedono stanchi», «han mani dure»). Non entriamo qui nei fatti privati di Zoraide, che un operaio aveva sposato e che di un giovane borghese si era innamorata. Ci basti aver visto come il gorgonzola appare subito come simbolo di un mondo plebeo in grado di provocare istintiva avversione, anche se in questo caso l’avversione non è attribuita a un personaggio autobiografico, o proiezione diretta dell’autore, ma a una figura che pure appartiene ai ceti popolari.
«Lieta di pòvere | Gioie e vivande | La domenicata popolare | Gusci d’ovo, carte gorgonzoloidi spande, | Ha bell’e imbrattato – il demanio feudale!» (RR I 768-69). Anche questi versi di Autunno (1932) affidano al gorgonzola la stessa funzione di indicatore sociale. Una festa di paese con picnic a base di uova sode e gorgonzola finisce, con il parco della casa padronale, imbrattato dagli involucri del fetido formaggio. Il popolo viene qui rappresentato come maleducato, ma anche come segno di una decadenza dei tempi: un mondo che si è sostituito a un altro, e dell’altro ha conquistato i territori. Il vecchio mondo era a sua volta risibile, con i suoi riti fasulli, come la caccia all’inesistente volpe descritta a metà della poesia, ma sembrava a Gadda più rispettoso, diciamo meno invasivo nei confronti della natura, che appare qui e sempre come entità superiore alla comunità degli umani.
Il passaggio successivo appartiene ai Viaggi di Gulliver, cioè del Gaddus (1933). Qui il gorgonzola viene deformato in «borbonzola» e definito come «sorta di odorosissimo e pedagno escremento venato d’un suo borbomiceto verde–azzurro che ne fa ghiotti i deglutitori sua» (RR II 955). In un testo che elenca le caratteristiche della Brianza, il gorgonzola trova il suo posto accanto agli altri vizi della terra e della gente brianzola: le campane, le mosche, le ville, eccetera. Anche in questo caso il contesto è di decadenza: «i capimastri e i bozzolieri» che tanto hanno scempiato il paesaggio naturale e imbrutito quello umano sono discendenti degenerati «de’ vecchi signori», di quei «maggiori nostri» ai quali Gadda attribuisce armonia, saggezza e alti ideali. Decadenza storica e decadenza sociale (accesso delle classi subalterne) si intrecciano, anche se qui è meno evidente che altrove la specificazione popolare del gorgonzola.
Gorgonzola come mediatore, o catalizzatore, di un antagonismo sociale e metafora di decadenza storica ed estetica, ma anche produttore di disgusto diretto attraverso il più immediato dei sensi: l’olfatto. Viene definito «odorosissimo e pedagno», cioè dal forte sentore che ricorda la puzza di piedi. Così come nella Cognizione «i funghi dall’odor di piedi» portati dai peones (RR I 727) e, nel ricordo di Gonzalo, «l’orrore de’ compagni di scuola, dei loro piedi, della loro refezione di croconsuelo; il fetore della “ricreazione”, il diavolìo sciocco; le lunghe processioni verso gli orinatoi intasati» (RR I 728).
Vedremo tra poco altri esempi del gorgonzola, in veste di croconsuelo, nella Cognizione. Ma va detto fin da ora che esiste un intero volume dedicato alla rappresentazione dei cattivi odori o, per dirla con l’autore, Giancarlo Leucadi, ai «deliri olfattivi» nelle opere di Gadda. Le frequentissime notazioni olfattive (sempre negative) sono tipiche, secondo Leucadi, di un carattere malinconico se non addirittura uno dei sintomi di una depressione conclamata. Le sensazioni sgradevoli provocate dal contatto col prossimo, tanto più se moltitudine o folla, la paura dell’altro, il senso di minaccia paranoide possono concentrarsi, secondo una certa letteratura psichiatrica citata da Leucadi, in un olfatto alterato, sensibilissimo ma a senso unico nel cogliere solo i cattivi odori. Il gorgonzola sarebbe dunque uno degli attivatori di una vera e propria patologia, così come, appunto, i piedi; e il sudore, l’urina, gli escrementi, gli organismi in decomposizione (Leucadi 2000). Il «borbonzola» dei Viaggi di Gulliver, ricordiamo, è definito un «escremento» e si è anche ipotizzato che la deformazione linguistica possa derivare dal greco borboros, sterco (Bersani-Franchi 1986: 128).
Gorgonzola come eco, o ribattuta metonimica, dell’escremento vero e proprio: così appare in Una tigre nel parco (1936). Dopo aver messo una zampa sulla «strana marmellata», Gadda bambino vede un clochard: «Eccolo là, sulla panca, frugava e rovistava nel sacco, ne traeva pettini sdentati, una pipa, delle bretelle di ricambio, del gorgonzola: lo investivo di tutto il mio disdegno di tigre reale ferita nel suo amor proprio, cioè caduta in delusione narcissica. (I due testi si equivalgono). Stava ora, che pareva spennasse una quaglia, levando al gorgonzola, uno a uno, i bruscoli di tabacco e i francobolli vecchi che ci si erano appiccicati su, non ostante l’incarto» (SGF I 79). E una nota aggiunge: «L’uomo del sacco era il probabile autore della “marmellata”». Ecco dunque che in questa prosa delle Meraviglie d’Italia il gorgonzola compare come attributo del livello sociale infimo e, nello stesso tempo, come immagine sinonimica o raddoppiata dell’escremento. Escremento di popolo che, anche in questa occasione, ha imbrattato il parco di un «demanio feudale», ovvero una foresta per «tigri reali» come il piccolo Gadda a quattro zampe.
Da Una tigre nel parco va citato un altro brano, successivo all’impatto con la marmellata e immediatamente precedente all’incontro con il clochard:
E le rovine d’attorno il Castello mi avvincevano per quel non so che di pauroso, di misterioso, di avventuroso, di male odorante, che ne significasse l’antica e la nuova protervia. […]
Odori corrotti scaturivano dai rotti muri […] E quegli avanzi di mura disvelarono primi, al fanciullo, l’esistenza di altre possibili persone e costumi: poiché si doveva pensare necessariamente a qualcheduno il quale accudisse, certo di nottetempo, ad arricchire le paurose rovine di simili tonalità. (La sintesi dell’olfatto era vivida e immediata).
Erano dei poveri, o dei cattivi? Bisognava fargli la elemosina o farli arrestare? Compatirli o temerli? Chi li metteva in gastigo? Chi erano i poveri? (SGF I 78-79)
Seguendo la scia memoriale olfattiva Gadda, dopo aver toccato con mano la marmellata, arriva a toccare concettualmente il nucleo del problema. E in risposta ai quesiti Gadda situa l’episodio del clochard con il suo gorgonzola condito di rifiuti. Ma per la stretta relazione fra gorgonzola ed escrementi, e per l’identico proprietario di entrambi, possiamo dire che la vera risposta è prolettica e stava già nel clou narrativo della prosa. Chi erano i poveri per il piccolo Gadda? Che cosa sono le classi inferiori per Gadda nelle sue opere? La risposta è nelle mani di una tigre reale improvvisamente decaduta.
Gorgonzola, escrementi, classi popolari. Il motivo del formaggio fetido appartiene al tema del rapporto di Gadda con l’altro in chiave sociale. Ma risolvere questo tema in termini di pura ostilità, anche se contestualizzandolo in chiave psicopatologica e storico-culturale come fa Leucadi, è riduttivo. L’unica chiave di accesso a Gadda è l’ambivalenza. Nella stessa citazione riprodotta poco fa Gadda dice: «E le rovine del Castello mi avvincevano per quel non so che di pauroso, di misterioso, di avventuroso, di male odorante». Il «male odorante» è per Gadda avvincente non meno che repellente. Elio Gioanola ha individuato in Gadda le evidenze di un carattere anale in senso strettamente freudiano: di questa tipologia psicologica, che normalmente rappresenta una fase infantile dello sviluppo della personalità, attrazione e disgusto per le feci sono una delle principali caratteristiche, così come il sadomasochismo, l’avarizia, l’ordine ossessivo (Gioanola 1977: 91-149). Disgusto dunque, ma anche attrazione, per il maleodorante e per il disordine. Disgusto e attrazione per la folla e le classi popolari. Si pensi a un racconto come Cinema: il personaggio autobiografico passeggia per Milano dopo aver dato una lezione privata di matematica e si concede una prima trasgressione acquistando una granita per strada. «Conscio dell’eccesso a cui m’ero abbandonato, una sorta di angoscia mi prese. Per una di quelle subite cadute morali che paiono il venir meno nel corso d’un disperato nuotare, mi feci improvvisamente perverso: entrai risoluto nel Cinema-Teatro Garibaldi» (RR I 59). Dove incontrerà la folla di un quartiere popolare di Milano nei suoi aspetti più comici di convulsione collettiva. Questo contatto, basato sulla paura e sull’orrore, avviene anche nel segno del desiderio più o meno inconfessabile. L’ambivalenza gaddiana nei confronti del popolo con i relativi annessi e connessi, fra i quali il gorgonzola non è in ultima posizione, è la stessa che lo scrittore dimostra verso gli aspetti più caotici della realtà, da un lato disprezzati e irrisi ma dall’altro inseguiti ossessivamente e descritti con una sotterranea adesione empatica.
Chiarito quanto era opportuno chiarire, torniamo più da vicino all’oggetto di questa voce osservando come nella Cognizione del dolore (1938-1941) Gadda orchestra lungo tutto il romanzo quello che nei suoi appunti preparatori chiama il «tema del formaggio di croconsuelo (Gorgonzola)» (Gadda 1987a: 545). Dunque, una serie di occorrenze premeditate (ben sette) a costituire uno dei Leitmotiv della narrazione.
(è una specie di Roquefort del Maradagàl, ma un po’ meno stagionato: grasso, piccante, fetente al punto da far vomitare un azteco, con ricche muffe d’un verde cupo nella ignominia delle crepe, saporitissimo da spalmare con il coltello sulla lingua-ninfea e biasciarlo poi per dei quarti d’ora in una polta immonda bevendoci dentro vin rosso, in restauro della parlantina adibita ai commerci e recupero saliva). (RR I 583-84)
Nella prima di queste occorrenze, di carattere definitorio, a un esordio di tipo tecnico caseario-gastronomico Gadda fa seguire indicazioni riguardanti la puzza e la sporcizia nei suoi versanti fecali («polta immonda») e di tipo morale-sessuofobico (l’«ignominia delle crepe» è immagine che rimanda al corpo femminile). Anche il sesso, accomunato per Gadda alla sporcizia e al disordine, appartiene a quel nucleo privilegiato di ossessioni gaddiane da interpretare in modo duplice. Individuato in Eros e Priapo e, più universalmente, nel Pasticciaccio come il vero male del mondo, è ancora una volta l’oggetto di attenzioni morbose in tutta l’opera gaddiana. E non stupisce che si leghi al tema del gorgonzola, in particolare nelle ripetute immagini del formaggio «biasciato» con la lingua direttamente dal coltello, come nel ricordo del violinista invitato a pranzo e duramente redarguito dal giovane Gonzalo: «Quando poi fu la volta del croconsuelo, usò del coltello per deporre croconsuelo sulla lingua: (e biasciava tutt’e due insieme, in una leccata sola, la polta e la lama). Egli ebbe allora delle parole piuttosto dure, per quanto ragazzo. “Adoperi la forchetta!”. Contestò che per il croconsuelo veniva meglio il coltello. Gli intimò che andasse a mangiare in cucina […]» (RR I 649). Torna il legame gorgonzola-maleducazione, gorgonzola come non appartenenza alle classi elevate, da cui siamo partiti, ma anche il parallelismo con un’immagine-metafora di sesso.
In definitiva il gorgonzola è un indicatore polivalente di bassezza, che in Gadda è generalmente caratterizzata dall’idea di sporco e di osceno. E anche nella Cognizione, come già in Una tigre nel parco, è un’immagine sostitutiva delle feci. Ancora Leucadi ha proposto un’interpretazione della parola croconsuelo come fusione di crocante e consuelo, dove consuelo sarebbe la spagnolizzazione di -gonzola e crocante la traduzione spagnola di croccante, il dolce altre volte da Gadda chiamato mandorlato e utilizzato come metafora fecale o in forma aggettivale nell’espressione merde mandorlate (Leucadi 2000: 216-18). In tutti i casi va sottolineata l’idea di ghiottoneria, come già per la marmellata, che può essere interpretata anche al di là dell’ironia, o sotto di essa.
Ma il gorgonzola non è solo feci: pertiene a una sorta di più generale estetica del gabinetto. Si è già citato il brano della Cognizione in cui vengono ricordate le «lunghe processioni» di Gonzalo scolaro «verso gli orinatoi intasati» della scuola. Alcune pagine dopo Gadda ritorna sul ricordo e lo completa: «L’interminabile processione verso la piscia…. Dai condotti intasati di croste di croconsuelo si diversava sulle scale di béola nerastre» (RR I 732). Dunque la «refezione di croconsuelo» non era solo concausa del fetore, ma anche causa prima dell’intasamento degli orinatoi.
Cacca e pipì. Come un bambino invecchiato, bloccato nelle fasi iniziali della scoperta del sesso, Gadda è disgustato da ciò che lo attrae. Teso verso l’alto per vocazione intellettuale e morale, utilizza il sarcasmo per potersi rotolare nel basso. Il gorgonzola è un collettore di questi momenti di tensione verso la vile materialità. Che, come si è visto, passano quasi sempre attraverso le fasce di umanità più umili, meno intellettuali e più legate a quegli impulsi primari che Gadda da un lato rifiutava e dall’altro, forse, invidiava.
Einaudi PublishersPublished by The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)
ISSN 1476-9859
ISBN 1-904371-00-0
© 2008-2024 by Mauro Bersani& EJGS. First published in EJGS. EJGS Supplement no. 1, third edition (2008).
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