Pocket Gadda Encyclopedia
Edited by Federica G. Pedriali

Manganelli

Jon Usher

Fautore di un barocco rivale, quanto mai intricato, Giorgio Manganelli è spesso citato come paragone di Gadda. Ma a torto, perché fra i due esiste un golfo enorme: se in Gadda la profusione verbale tende a completare il mondo, titanicamente sfidando l’impossibilità di descrivere il tutto, nell’opera manganelliana la copia verborum e l’esattezza etimologica servono solo al progetto di cancellare l’universo, con una paziente eliminazione reciproca. Pure, stima ed emulazione nei confronti di Gadda c’è stata, e Manganelli condivideva pienamente con gli altri attivisti del Gruppo 63 la convinzione che l’ingegnere fosse il loro padre ideale.

Ma un giorno questa paternità metaforica ebbe da fare i conti con una paternità ben reale. La vita sentimentale di Manganelli non era delle piĆ¹ felici, e gli fruttò una figlia che viveva con la madre separata. All’età di diciassette anni, durante una vacanza che doveva portarla in Sicilia, la figlia Amelia fu condotta per la prima volta all’esiguo appartamento romano di via Coppelle, a vedere suo padre. L’incontro, però, non prosegue come previsto. Appena entrata in casa il babbo le dice che deve aspettare in terrazza, perché sta arrivando Gadda, che ce l’ha con lui. Attraverso la saracinesca abbassata la ragazza riesce soltanto a sentire la frase ripetuta di Gadda: «Professore, non mi rovini». Liberata dopo un’ora, dal padre Amelia non ottenne mai spiegazioni.

A chiarire, anni dopo, quer pasticciaccio de via Coppelle è Alfredo Giuliani. Gadda si sarebbe messo in testa che Hilarotragoedia fosse una impertinente parodia de La cognizione del dolore. Un unico Gadda ci voleva, e non insolenti, nichilistici neogaddisti. Manganelli era riuscito in un modo o un altro a calmare Gadda, forse con false scuse, perché, sempre secondo Giuliani, parodia c’è ben stata, e non solo stilistica: la demolizione della madre in Hilarotragoedia doveva non poco alla tremenda critica della figura materna in Cognizione.

Questo aneddoto del litigio fra i due maestri del barocco servì poi a Sebastiano Vassalli, neoavanguardista pure lui negli anni giovanili, per spiegare l’atteggiamento guardingo dell’ingegnere già settantenne di fronte al nascente successo non solo di pubblico ma anche di emuli scrittori. Gadda reagiva negativamente all’idea che il suo fosse un modello capace di essere imitato. Scrive Vassalli: «il gaddismo era il peggio che gli potesse capitare, per questo si infuriò rendendo visibile e clamorosa la sua presa di distanza dagli imitatori».

Edinburgh University

Published by The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)

ISSN 1476-9859
ISBN 1-904371-00-0

© 2002-2025 by Jon Usher & EJGS. First published in EJGS (EJGS 2/2002). EJGS Supplement no. 1, first edition (2002).

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