Pocket Gadda Encyclopedia
Edited by Federica G. Pedriali

Leonardo

Pierpaolo Antonello

«Avvicinare Leonardo! Ci troviamo, davanti a lui, come alla sorgente stessa del pensiero. Qui la nativa acuità della mente si dà liberissima dentro la selva di tutte le cose apparite, dentro la spera di tutti i “phaenòmena”: a percepire, a interpretare, a computare, a ritrarre: a profittare per “li òmini”: del profitto di ragione e verità» (SGF I 401). È questo il tributo esplicito che apre il saggio dedicato da Gadda al genio di Vinci, La «Mostra leonardesca» a Milano, testo del 1939, incluso successivamente nella raccolta einaudiana del 1964 Le meraviglie d’Italia-Gli anni. (1) Il testo propone a chiare lettere la scansione interpretativa attraverso cui Gadda legge il mito Leonardo, avvicinato nella sua poliedrica dimensione intellettuale, come osservatore e naturalista, come matematico e ingegnere, come scienziato e tecnico ancor prima che come sommo pittore – «Leggiamo e guardiamo in una sorta d’incanto, verso tutte le direzioni della prassi, della conoscenza, del mestiere, del metodo» (SGF I 412). L’occhio dell’ingegnere milanese, addestrato per anni presso il «nostro Politecnico», non manca infatti di privilegiare ciò che è sempre stato espunto dall’esegesi primo-novecentesca di Leonardo – intenta a confinarne il genio all’esclusivo gesto artistico-pittorico –, ovvero il naturalista, il meccanico, lo scienziato, il pensatore: (2)

Fantasioso […] può dirsi il suo peregrinante ingegno, in quanto percorre bene spesso ogni possa dell’arte (nel senso di tecnica) e del secolo suo: […] appare anche confermata una misura di ragione, un rigore dell’osservazione: una conoscenza faticata e vissuta, e infine assai propria, di molte cose della natura. Non arbitrio o giuoco; ma un lento cammino della indagine, verso lontane, forse, ma già intravvedute verità. (Mostra leonardesca, SGF I 408)

Gadda è particolarmente ammirato dall’arguzia ingegneristica di Leonardo, alle prese con il paracadute, l’elicottero, con i problemi idraulici e di canalizzazione (SGF I 412), sottolineando nella Grande bonifica ferrarese, il fatto che «Leonardo adottò questo concetto nei suoi studi sulla bonifica pontina» (SVP 161). A questo proposito, Gadda parla di «fase germinale e infantile della meccanica» (SGF I 408), anticipando quanto avrebbe scritto Paolo Portoghesi anni più tardi, chiamato a raccontare, per Civiltà delle macchine di Sinisgalli, proprio del genio leonardesco e dell’«infanzia delle macchine». (3) Gadda ribadisce questo concetto anche in riferimento all’arte, parlando della «modalità infantile onde il pensiero di Leonardo si estrinseca, è l’infanzia stessa dell’arte: (nel senso di tecnica)» (SGF I 410), sottolineando quindi il legame genetico, fra scienza e arte, entrambe techné in senso greco.

Gadda sembra far propria l’interpretazione di Paul Valéry, per cui è guardando i disegni delle macchine che uno riesce a ricavare «un’immagine [di Leonardo] più genuina di quella che ci danno le pitture e le sue facezie». Se si vuole stanare l’intelligenza del genio di Vinci bisogna posare l’occhio sulle carte dedicate al movimento, sia quello naturale che meccanico (termini che peraltro in Leonardo coincidono, visto che la meccanica è tutta naturale): «La sua filosofia è strettamente naturale, ostile ad ogni spiritualismo, totalmente solidale alla lettera della spiegazione fisico-meccanica». (4) Leonardo viene visto come anticipatore delle indagini sul moto e della loro geometrizzazione – «prevedendo Galileo: “Chi si promette dalla esperienza quel che non è in lei, si discosta dalla ragione”» (SGF I 413); «e cartesianamente: “Nessuna umana invenzione si può dimandare scienza s’ella non passa per le matematiche dimostrazioni”» (SGF I 412). Come spiegherà un altro matematico-ingegnere, l’omonimo Sinisgalli, Leonardo «fu il primo a capire che la ragione del moto è una ragione matematica e che sui corpi in movimento, oltre all’impeto, alla forza, si scaricano l’inerzia e gli attriti». (5) Allo stesso modo Gadda sottolinea l’importanza degli studi sulla «“confregazione” ciò che noi chiamiamo “attrito”» e sull’inerzia (SGF I 412). Rispetto alla «matematizzata anima di Leonardo» (Bizze del capitano in congedo, RR II 974), Gadda ricorda inoltre il suo tentativo di quadratura della «Lùnula, detta di Ippocrate», nel De ludo geometrico (Castello di Udine, RR I 216), con tutto questo ricollocando Leonardo, a pieno titolo, all’interno della storia della scienza, come colui che per primo corregge «il dispregio degli scienziati e degli studiosi per tutto ciò che era meccanica pratica», circostanza che ha bloccato per secoli non solo il progresso tecnico, ma anche quello scientifico. (6)

Da sempre ammiratore stupito delle viscere organiche, Gadda non tarda a tributare onore anche al «disegnatore e notomista Leonardo» capace di ritrarre l’organismo nella sua veridica visceralità biologica, «in bellezza e in rotondità evidenziante, e quasi nel vigore del travaglio» (Anastomòsi, SGF I 268). Nel disegno lo «spirito pittorico» asseconda il desiderio di «conoscenza positiva del mondo biologico» (Mostra leonardesca, SGF I 413); «il suo recùpero grafico acquista pertanto un valore illuministico, di vera e propria “spinta al progresso”» (SGF I 414).

Rispetto invece all’attività pittorica propriamente detta, Gadda si limita a proporre un dettagliato elenco delle opere esposte alla mostra milanese, senza disporsi ad articolate o estese interpretazioni, indugiando brevemente solo sul «celeberrimo Battista, l’equivoco e dulcoroso pollastrone che segnerebbe il culmine del processo astrattivo, platonizzante del divino Leonardo» (SGF I 415). Interessante e sintomatico da un punto di vista di proiezione psicanalitica è invece il doppio riferimento alla Sant’Anna, nei Viaggi la morte e in Anastomòsi, come esempio del «supporto agnatizio» (Anime e schemi, SGF I 605) e di quel soccorso o carità materni (Anastomòsi, SGF I 338) che al Gadda sono venuti a mancare durante l’infanzia diventando una delle ferite non rimarginabili nelle sue variegate nevrosi. (7)

Nel saggio sulla Mostra leonardesca c’è anche spazio per un ampio tributo all’«omo sanza lettere», per cui Leonardo «ci ammalia» con «quella brevità sicura del detto, e il preciso contorno della reminiscenza, la libera configurazione della frase: o il rimando d’un giudizio-cristallo sui ragnateli delle idee e delle formulazioni consuete. Vivida, come folgore, è scaturita la immagine, dall’accumulo nubiloso dei pensieri. Italianissimo nella libertà serena onde guarda e considera» (Mostra leonardesca, SGF I 410). Anche in questo caso l’efficacia stilistica è funzionale all’efficacia argomentativa e del pensiero: la «qualità della frase è legata, credo, al momento più lucidamente euristico del pensiero, è la limpidezza dell’acqua nella sua fonte. Nessuna pseudo-organizzazione del pensiero: nessuna messinscena sistemàtica». E con un metodo e un atteggiamento mentali che Gadda considera germani e a sé congeniali: «Il costoso addobbo sistemàtico, a cui tanta gente, anche di prim’ordine, dedica tanta clamorosa e tanto inane fatica, è perfettamente sconosciuto all’italiano Leonardo» (SGF I 410-11).

«Il sommo Lionardo di messer Antonio di ser Pietro di ser Guido da Vinci», «de’ costumi d’ogni animale studiosissimo» verrà infine recuperato a più riprese nel Primo libro delle Favole, dove Gadda cita diverse favolette attinte dal repertorio «dell’ornitico Lionardo», del «morale e matematico Lionardo» assumendolo quindi come vero e proprio modello letterario, dello scritto aforistico e, quasi leopardianamente, moraleggiante (SGF II 36, 41-43, 56, 58, 77).

Cambridge University

Note

1. Con il soprattitolo Esposizioni, La «Mostra Leonardesca» a Milano appare in Nuova Antologia, a. 74, vol. CDIV, f. 1618, 16 agosto 1939, pp. 470-9. Si vedano le Note ai testi di Liliana Orlando (SGF I 1278 ss.).

2. Si vedano a proposito l’opinione di Benedetto Croce, in Leonardo filosofo (Milano: Treves, 1910), che respingeva l’ipotesi di un Leonardo pensatore, o quella di L. Olschki, in Geschicte der neusprachlichen wissenschaflichen Literatur. I Die Literatur der Technick und der angewandten Wissenschaften vom Mittelalter bis zur Renaissance (Leipzig, 1919), che metteva in discussione anche il Leonardo scienziato. Anche il Flora afferma che «l’adesione a Leonardo è sempre di natura poetica e non ragionativa anche quando nella riflessione si conferma e magari si ravviva» – F. Flora, Il codice Trivulziano, in Pirelli 3 (1951): 12. Cesare Luporini ricorda poi come Cassirer, «che nel suo libro sulla filosofia del Rinascimento dedica tante pagine a Leonardo, dimentica un nonnulla: la meccanica» – C. Luporini, La mente di Leonardo (Firenze: Sansoni, 1953), 12.

3. P. Valéry, Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci, trad. it. a cura di S. Agosti (Milano: SE, 1996), 82-83.

4. G. Canestrini, Macchine di Leonardo, in Pirelli 1 (1952): 40.

5. L. Sinisgalli, Furor Mathematicus (Firenze: Ponte alle Grazie, 1992), 361, e cfr. 41 («Egli è il primo ad affrontare ed a studiare sistematicamente attraverso una lunga serie di esperimenti […] la influenza ed i caratteri delle resistenze passive; a dettare le leggi generali sull’attrito e la trazione; a calcolare il coefficente d’attrito»).

6. «[Sinisgalli] mi affidò il compito di trattare sulla sua rivista argomenti “curiosi” e paradossali che riguardavano soprattutto l’“infanzia delle macchine”» – P. Portoghesi, Cronaca di una amicizia, in Le vespe d’oro. Saggi e testimonianze su Leonardo Sinisgalli, a cura di G. Tortora (Cava dei Tirreni: Avagliano, 1995), 72. Ricordiamo a proposito anche la lettera che Gadda scrive a Sinisgalli proprio sulla «civiltà delle macchine» (SGF I 1065-072).

7. L’altro è in Anastomòsi: «alta e muta madre o matrice della resurrezione», l’immagine di «sant’Anna, sopra la Figlia, e Lei sopra il corpo illividito del Figliolo» (SGF I 338).

Published by The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)

ISSN 1476-9859
ISBN 1-904371-00-0

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