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è esistito un modernismo in Italia? Non è venuto il momento di leggere in questa chiave scrittori come Pirandello, o Svevo, o Montale? E in questa costellazione non spetta forse a Gadda una parte da protagonista? Rispondere a queste domande vuol dire restituire Gadda al suo vero orizzonte, che è narrativo. In questo modo, se ne potrà comprendere l’originalità e insieme la consonanza con la grande letteratura europea a lui contemporanea. E in questo modo si potrà riflettere su come egli ricostruisca il romanzo, sollecitato da un’autentica cultura filosofica. Ma Gadda non racconta per dimostrare o per applicare i principi di una filosofia: la forza pulsionale del riso, nelle forme della satira e dell’umorismo, gli fa scoprire quello che la sua riflessione gnoseologica, etica o politica non sa, o preferirebbe non sapere. In questo modo, infine, si potrà capire come l’eredità di Gadda abbia agito sui narratori italiani del secondo Novecento: è proprio da un padre così orgogliosamente modernista che sono discesi – per infedeltà, per malinteso, per paradosso – figli sempre più stretti dalle contraddizioni del postmoderno.
Raffaele Donnarumma, Gadda modernista, Pisa, ETS, 2006, 187 pp., ISBN 88-467-1506-3.
Raffaele Donnarumma è nato a Torino nel 1969. Ha pubblicato Storia dell’«Orlando innamorato» (Lucca: Pacini-Fazzi, 1996), Gadda. Romanzo e pastiche (Palermo: Palumbo, 2001), e, in rivista, saggi su narratori, poeti e movimenti del Novecento letterario italiano.
EJGS Review by K. Wehling-Giorgi, EJGS 5/2007
Published by The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)
ISSN 1476-9859
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