L’ultima rimeditazione

Il distacco dalla luce di conoscenza può indicarsi nei registri di stato civile, o regale, o nelle cliniche, con l’anno, il giorno, ora e minuto. I riti di un commiato possono venir predisposti quasi concordandoli tra il morente e «gli altri» in un computo a rovescio per il quale ci si affida a una estrema ossia molto probabile probabilità.

Il protagonista di un fastoso e tuttavia drammatico romanzo, un re, spento dalla tubercolosi, dai salassi e da altre provvidenze mediche, ebbe modo a congedarsi osservando le forme tutte del regale commiato, saluti, preghiere, espressione delle ultime volontà, devoto accoglimento dei conforti supremi. Lo storico e giudice delle lettere, versi d’amore o prosa di romanzi dovrebbe, secondo le buone regole, congedarsi dal disamato o amatissimo secolo storicizzando, elencando, classificando il materiale prediletto e, se il suo cervello ci arrivasse, giudicando nei termini fermi dell’equità codesto coacervo di documenti, ali risecchite di farfalle o mole d’un immenso e ponderoso digesto, pronti alla sua cernita e alla sua valutazione.

Ma quegli che non può riuscire se non giudice inadeguato al giudizio per aver più o meno felicemente o tristemente scritto annotando in proprio il senso della propria fuggente, amara esperienza del vivere, non può rispondere a una attesa tanto severa, a una così grave esigenza. La lunga e tormentata aspettazione del distacco lo ha indotto a osservare i modi, quasi inevitabili, e pressoché obbligatori, d’una celere epitome, d’un riassunto della conoscenza già sofferta e di quella ancora avidamente desiderata e creduta ancora possibile. Meno sprovveduto ch’egli fosse, e più amara gli verrà notata codesta epitome, fatta di dolore, di terrore, di corruccio, di rimorso: di naturali e comuni incidenze «du mal physique», poniamo la peste del 1630, o la puntura annientatrice della mosca del sonno, o il morso atroce d’un rettile.

Quegli che ad ora ad ora ha tristemente ristretto sulla pagina quel poco che poteva, non può ragionevolmente informare la sua epitome se non alle stanche e insieme avide letture del poco tempo che gli rimane. Egli si dedica alla celere e ultima rimeditazione del grande romanzo altrui, che a poco a poco si sottrae alla sua lettura, al suo giudizio e alla sua memoria. È già vivo romanzo ossia l’ex-romanzo della storiografante storia, della biologia, delle innumeri scienze, delle discipline d’ogni arte: il catalogo delle discendenze e delle commistioni genetiche, dei viaggi, delle esplorazioni, delle tempeste, delle isole, degli atroci stravolgimenti dell’essere.

Chi ebbe a portare testimonianza della vita ossia patire la condizione del vivere apprese forse ch’ell’è il retaggio id est la eredità d’un operare passato: altri credette di colmare la paurosa gola dell’onda, nel fortunale, col vigore del proprio nuoto: visse la certezza del proprio agire: il suo romanzo e il suo commiato furono azione o comunque l’espressione di essa. Forse l’ombra, forse il sogno d’un’azione.

Published by The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)

ISSN 1476-9859

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