Pocket Gadda Encyclopedia
Edited by Federica G. Pedriali
Virginia
Robert de Lucca
Senza dubbio l’assassina di Liliana nel canovaccio Il palazzo degli ori (pubblicato postumo nell’83 ma databile probabilmente al ’47-48), e fortemente indiziata nella quarta puntata del Pasticciaccio versione Letteratura (1946), Virginia figura invece poco nel romanzo in volume (1957). Qui lo spazio dedicato alla terza nipote della coppia Balducci è difatti ridotto drasticamente; nelle pagine conclusive del quinto capitolo Virginia entra indirettamente in scena, attraverso varie testimonianze, soprattutto di don Lorenzo.
Ma quelle pagine presentano un personaggio da commedia, o quasi, nonostante la sopravvivenza, però molto depurata, dell’elemento infernale e vendicativo. Aldo Pecoraro ha probabilmente ragione quando scrive a proposito della soluzione del giallo che «ogni valutazione va affidata senza pregiudizi variantistici al testo in volume» (Pecoraro 1998a: 143). Nonostante la cancellazione di indizi a carico della nipote adottiva, alcuni critici sono infatti restii ad astrarre le varianti dal sistema del romanzo, e così «la presunta colpevole, fatta uscire dalla porta per intervento dell’autore, rientra dalla finestra a opera del critico» (Pecoraro 1998a: 139).
La vicenda compositiva è nota. Le modifiche più rilevanti dell’edizione del ’57 sono la soppressione dell’intera quarta puntata di Letteratura (il «quinto interrogatorio del Balducci», citato in apertura del capitolo 6, e dunque divenuto fantomatico non avendo avuto luogo in quello precedente), e di alcune pagine della testimonianza di don Corpi, ovvero la chiusa della terza puntata di Letteratura. Coinvolti nei tagli, notevolissimi, sono brani in cui si delinea in maniera scoperta la colpevolezza di Virginia, con anticipo troppo ovvio della soluzione del giallo.
è altrettanto chiaro (per quanto chiare non ne siano le ragioni) che fra la versione di Letteratura e il romanzo in volume (per non parlare della sceneggiatura) avviene uno slittamento dal personaggio di Virginia a quello di Assunta. Anzi, e riprendendo un concetto che Gadda applica ai due crimini e alle rispettive indagini, attraverso un «processo di degeminazione, di sdoppiamento amebico» (RR II 146), Assunta (la serva) e Virginia (la nipote) finiscono per risultare gemelle, per condividere i tratti diabolici, gli occhi conturbanti, ecc. La specularità è infatti uno degli elementi più vistosi del libro; tutto possiede il suo doppio nel Pasticciaccio:
Sono due le scale di via Merulana 219, due i fattacci e gli appartamenti interessati, due le indagini, due le storie – come ironicamente nota Gadda: quella scritta dalla polizia e quella scritta dai carabinieri –, due gli elenchi di gioielli, due i Lanciani, due le Mattonari, due i santi dell’affresco del Manieroni, due i San Benedetto del cap. 10, due gli incontri tra Santarella e Clelia a Santa Maria in Abitacolo (uno reale, uno immaginario), due i «no no no» del cap. 10 (uno della sora Celli, uno di Assunta)… (Gadda 1997a)
A quest’elenco aggiungiamo i due mondi – romano e albano – che dividono topograficamente il romanzo. Lo sdoppiamento dei personaggi Assunta/Virginia rientra, dunque, in piena regola in una narrazione che enfatizza costantemente l’aspetto binario del mondo. Ma perché quest’insistenza? O meglio, visti i connotati infernali e violenti delle due ragazze, chi è la diabolica «amica dell’amica» del capitolo 7?
E quell’amica dell’amica? Embè, quale amica? Quella… quella di cui le aveva parlato la Mattonari, la Camilla: «che è, se non erro,» fece il dottor Fumi, «l’amica che lavorava con te dalla Zamira», ai Due Santi (RR II 162)
Secondo Ines, l’amica lavora a Roma: «A mezzo servizzio… da certi signori». Che è invece ciò che fa Assunta e non Virginia («sfolgorante nipote», e non serva dei Balducci). E ancora, Ines asserisce che la ragazza debba «stà sotto a la Pavona: così le aveva ariccontato la Mattonari» (cioè, Lavinia Mattonari, che lavora, anche lei, dalla Zamira).
Sappiamo che Assunta abita a Tor di Gheppio e non alla Pavona, questione logistica cui «Gadda dedica infatti ben due pagine, più visibile di così» (Pedriali 1999a: 85). Va poi detto che l’unico altro personaggio del romanzo (edizione 1957) abitante in zona Pavona è Camilla Mattonari, ma l’aspetto, quando la vediamo, nel capitolo 9, esclude che si tratti dell’amica dell’amica.
Ines, fonte di tutte le nostre informazioni, agli investigatori pare per giunta «na bugiarda, che s’impegolava nelle su’ bugie» (RR II 163). La cosa più visibile, dunque, rimane la confusione, o la conflazione fra le due ragazze: l’una serva, e l’altra possibilmente una sua amica (in Letteratura sono addirittura cugine). Tutto sommato, un «groviglio, o garbuglio, o gnommero» anagrafico, mai risolto dai critici, che hanno identificato l’amica dell’amica o come Assunta (Pecoraro) o come Virginia (Pedriali).
La questione, probabilmente, non è di poco conto, perché la descrizione dell’amica dell’amica, come scrive Pedriali, sembra essere «un vero identikit dell’assassina», la cui descrizione è comune fra Assunta e Virginia. Ed infatti dalle parole di Ines è impossibile stabilire l’identità della ragazza, che pare «il diavolo… vestito da donna». Invero, in un romanzo super-elaborato come il Pasticciaccio, i tratti condivisi dalle ragazze non possono essere soltanto fossili o indizi delle precedenti stesure, ma hanno una logica ed una centralità loro.
Direi, anzi, e come già sosteneva Amigoni, che il doppio trovi origine proprio dal fatto di cronaca su cui Gadda poi basa il romanzo nella primavera del ’46: la vera cronaca del duplice assassinio delle sorelle Stern, uccise il 25.02.1946 da due ragazze, come racconta il giornale, «una ex cameriera delle sorelle… ed una sua amica di giovane età». La soluzione, dunque, del giallo del Pasticciaccio? Come ha domandato il compianto amico Bob Dombroski, «does it really matter?». Nelle ragioni profonde del principio del raddoppio probabilmente sì.
Drew University, NYPublished by The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)
ISSN 1476-9859
ISBN 1-904371-00-0
© 2002-2025 by Robert de Lucca & EJGS. First published in EJGS (EJGS 2/2002). EJGS Supplement no. 1, first edition (2002).
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