Pocket Gadda Encyclopedia
Edited by Federica G. Pedriali

«San Giorgio in casa Brocchi»

Giorgio Pinotti

Il primo abbozzo di San Giorgio in casa Brocchi (avviato nel 1930 e portato a compimento tra l’aprile e il maggio dell’anno successivo) sviluppa un intreccio semplice e lineare. (1) A Gian Carlo Vanzaghi, colpevole di ratto e violenza nei confronti della sartina Maddalena Ceccherelli, s’è dischiusa la porta del Cellulare. Così, per il contino Gigi Brocchi, quale più solido baluardo, contro il dilagare del male, del De officiis, la «grande Etica della latinità» (T 128), e del trattato dello zio Agamennone, L’educazione razionale della gioventù, «pieno di sacrosante verità» (T 133)? Almeno agli occhi del prof. Frugoni e a quelli, maternamente ansiosi, della contessa Brocchi. Tanto più che il male è sempre in agguato. Può persino assumere le perturbanti sembianze di un Gadda-personaggio sboccato e ambiguo, che dopo aver definito Cicerone «una gallina, piena di idee morali» ha esortato Gigi a «fare l’attore di varietà» (T 129), e lo ha persino invitato a posare per lui:  «“ho bisogno di un modello… maschio.” […] “Capirai, prima di buttar via la fatica voglio essere sicuro… del fatto mio… che in questo caso, per esser giusti, sarebbe poi il fatto tuo […]”» (T 139) – e la singolare autodenuncia tradisce quanto di personale e bruciante celi la satira: «il calvario tetro di certe catastrofiche adolescenze» (RR II 534). Ma il novello De officiis si rivela un’arma a doppio taglio, giacché a recapitarlo è la magnifica domestica dello zio Agamennone: una folata novecentista irrompe fin nei penetrali, svuotati della Virtù, dei Brocchi, e Gigi compie il suo ingresso nella virilità, calpestando i «doveri di cartapesta» – e, virtualmente, il ritratto della madre.

Una semplicità ingannevole, quella di T, che presuppone non solo la riflessione sul «gioco caricaturale» affidata al Cahier d’études (SVP 483-84), ma anche l’accanita sperimentazione, folta di relitti, dell’anno sabbatico che Gadda si regala fra il febbraio 1928 e il maggio 1929 – e in particolare la Meccanica. Il ritratto, memore di atroci dame portiane, di donna Teresa Velaschi, accecata dall’amor materno e dalla logica di casta, e la relazione di Franco con Zoraide sono infatti il primo nucleo di quell’«antivittorianesimo ambrosiano» (Contini 1989: 56) che deflagra, virulento, nel San Giorgio, come poi nel Fulmine sul 220.

Di san Giorgio, per ora, nessuna traccia. Anche se la donatelliana fisionomia di Gigi, «sano, vigoroso, ben fatto, dall’occhio limpido dal viso pieno di grazia e di serietà» (T 131), costituisce forse più di un presagio. Ma la così poco ciceroniana consegna del trattato non poteva non essere sancita dal «dabben lunario». Inizialmente, Gadda pensa al 21 giugno, onomastico di Gigi: «– Si decide di dare il libro prezioso per San Luigi – La contessa è chiamata in quel giorno, per inaugurare l’altare del santo. – / – Notizie su San Luigi Gonzaga, data ecc. – » scrive in una nota compositiva (Pinotti 1995: 113). In realtà la seconda forma, nello sviluppare l’antefatto – gli scandalosi diportamenti di Jole e l’educazione (sessuale) di Gigi –, infrange il puntiglioso programma di lavoro: l’Etica brocconica giunge il 24 aprile, san Giorgio, genetliaco di Gigi. L’iter elaborativo aggroviglia genialmente la ficelle, delineando quella «lotta simbolica» fra san Giorgio e san Luigi che Gadda, in una lettera a Tecchi, addita come uno dei punti cardine della novella (Gadda 1984b: 92). (2)

 Ma c’è di più. In virtù dello scarto cronologico, Gigi si rivela portatore di due diversi destini: puro qual «giglio in fiore sul vecchio tronco dei Brocchi» (C 143) – si rammenti che al giglio san Luigi Gonzaga è spesso associato nell’iconografia – eppure votato alle «virtù guerriere del Santo immortalato da Donatello» (C 154). Destini – e pulsioni – contrastanti. Già nella Meccanica, Zoraide, di fronte alla pala giorgionesca di Castelfranco, (3) non pensava forse che «San Giorgio, giovanetto biondo chiuso tutta la persona nell’arme, le piaceva immensamente» (RR II 492)? Serena e loricata avvenenza (Donatello, Giorgione), ma anche potenza sessuale e pulsione di conquista, come precisa la terza forma, che assembla e rielabora le prime due, e dove il santo apre col «subito fulgore della sua lancia e del nimbo d’oro» le «rotolanti tempeste di primavera» e « trasvola nei cieli» (SG 172). Certo sulla scorta del «lampeggiante» (RR II 843) dipinto di Carpaccio, in cui san Giorgio, ritto in arcione, muove all’assalto del drago e lo trafigge. Lo svela la stesura definitiva: «trasvola nei cieli, pubertà donatelliana, a cavallo tuttavia come per il Carpaccio» (RR II 654). O forse anche del San Giorgio di Cosmè Tura, evocato in una trascrittura affidata a una nota dell’Adalgisa: «Ma il Cavaliere gliel’ha drizzato per entro caverna, il buon colpo, e trafitto della su’ lancia il palato, e dritto dritto quegli indimoniati bulbi, e cervella» (RR I 504). Lancia e spada, del resto, «le propongono il più bel verbo. Ch’è il verbo infilzare» (SGF II 254). E da ultimo è san Giorgio a vincere, talché Gigi ne assume l’attitudine di volitività virile: «Il braccio di lui, passatole disperatamente dietro le reni, arcuò la potente figura», «Gigi, tenendola con il braccio sinistro, chiuse ruvidamente la porta a chiave. Tenendola sempre, la strascinò, come una dolce preda» (T 136).

Mentre, ancora nella Meccanica, di Luigi che non guardava mai le donne i compagni dicevano: «“Sarà San Luigi”» (RR II 512). Alla vita militare, al diritto di successione – al potere maschile, alla linea paterna – il Gonzaga ha rinunciato entrando giovanissimo nella Compagnia di Gesù. Ed è morto curando gli appestati, ricevendo quelle piaghe che san Giorgio infligge al drago. Gadda lo sapeva bene. Tanto da ricordarlo in una scheda autobiografica: «Un fratello del padre morì venticinquenne curando degli ammalati di tifo, come S. Luigi Gonzaga» (SGF II 873). Si capisce allora come mai sia la tensione ascetica di san Luigi, il suo «amorevole e compunto sguardo» (RR II 657) a tutelare la «pozza dolorosa dell’anima», circondata «da tutto il Bene di casa» (RR II 681).

La lotta simbolica che Gigi incarna drammaticamente si sdoppia, parodisticamente, nel tormento della contessa Brocchi, che ha da ultimo destinato a san Giorgio, protettore di Brugnasco, una tovaglia d’altare ricamata originariamente per san Luigi – motivo, questo, che Gadda riprende dal Racconto italiano di ignoto del novecento (SVP 431). La polarizzazione non potrebbe essere più chiara: la catena simbolica (e paterna) san Giorgio-Gigi Brocchi-empito guerriero-potenza sessuale-ferita inflitta fronteggia minacciosa quella (materna) che allinea san Luigi-ascesi rinunciataria-dolorosa sublimazione-ferita patita. Ribellione e sottomissione. «Luce di giovinezza»-«tenebre di ogni chiuso tormento» (C 175). Libertà novecentesca e ossessione del dovere – o, come si legge nel cahier di Dejanira Classis «tradizionale rigorismo cattolico-italiano-ottocentesco-post manzoniano, fatto di paroloni» (Isella 1989c:  1315). E infine: per Gadda, il san Giorgio (o san Liberale) di Giorgione porta inscritto, indelebilmente, il ricordo di «un ragazzo de’ tempi di allora, morto in una guerra di allora: e il padre, un nobile, non s’era dato più pace» (RR II 492), di «uno giovane bellissimo non più rivenuto da le guerre» (SGF I 60) – il ricordo di Enrico. (4) San Giorgio/san Liberale e san Francesco, san Giorgio e san Luigi. Enrico e Carlo Emilio.

Note

1. Le tre forme attraverso le quali si snoda il farsi della novella – Il trattato di morale (= T), Compleanno del conte Brocchi (= C) e S. Giorgio in casa Brocchi (= SG) – si leggono in Gadda 1995.

2. E si noti che fra i possibili titoli della terza forma del racconto, Gadda aveva annotato anche San Luigi e San Giorgio (Pinotti 1995: 115).

3. Sulla trascrittura gaddiana della pala giorgionesca  si vedano Federica G. Pedriali, L’Olona e il Lambro delle genti. Sulla decidibilità del corpo in Gadda, in Griselda, III, 2003/2004 (poi Pedriali 2004d), e il commento di Vela all’ultima delle Favole (Gadda 1990a: 194-95).

4. Sulla presenza di Enrico nell’opera di Gadda è d’obbligo il rinvio a Pedriali 1997 – nonché agli illuminanti ragguagli biografici forniti da Roscioni 1997: 83, 110-19.

Published by The Edinburgh Journal of Gadda Studies (EJGS)

ISSN 1476-9859
ISBN 1-904371-00-0

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